I nostri consigli

Una madre severa e un padre comprensivo, una sorella maggiore ribelle e una sorella minore fin troppo responsabile: ogni luogo comune è ribaltato nella famiglia Emilianides, costretta a lasciare Cipro e a trasferirsi in Irlanda dopo il colpo di Stato del 1974. Perché loro sono così diversi da tutti gli altri? Per il trauma di un'esistenza interrotta, e ricominciata in terra straniera? O per via di Mitros, il secondogenito, segnato da una malattia che lo ha colpito a pochi mesi dalla nascita, mettendolo al centro dell'affetto e delle preoccupazioni della famiglia? Di certo le due ragazze cercano disperatamente una loro normalità: Alexia la insegue nelle fughe dell'adolescenza e poi in un matrimonio affrettato; Melina, al contrario, nel rifiuto di ogni legame. Fino a quando si sente costretta, dalla trama di affetti e mancanze che da sempre avvince la sua famiglia, ad accettare il più sbagliato di tutti. Sembra l'inizio di un destino di solitudine, se non fosse per un dettaglio: il filo teso tra due sorelle non si può spezzare.
Catherine Dunne, Come cade la luce, Guanda 2018

Siamo nel 1984. Alice è una studentessa inglese di diciotto anni; da grande vorrebbe fare la scrittrice, ma sta attraversando una fase punk con tanto di puntuta chioma verde. E i programmi scolastici che impongono la lettura dei romanzi di Jane Austen la trovano fredda, se non ribelle. Sua zia Fay le scrive così una serie di lettere, ravvivando la tradizione epistolare ormai desueta, per spiegarle le ragioni che rendono questa lettura non solo consigliabile, ma imperdibile, a diciotto anni in particolare. Nell'eco delle lettere indirizzate da Jane Austen stessa alla nipote, un messaggio di fede nell'arte della scrittura e nella capacità che i grandi romanzi hanno di parlare a tutti, sempre.
Fay Weldon, Lettere ad Alice che legge Jane Austen per la prima volta, Bompiani 2017

Un'eroina-reporter in bancarotta emotiva, un'ambientazione sospesa tra America e Centro-america, una prosa di filo spinato, un narratore ellittico, un intrigo politico. Ecco Joan Didion al suo quinto e ultimo romanzo, ovvero le variazioni autobiografiche dell'autrice-reporter-saggista divenuta icona attraverso libri come "L'anno del pensiero magico" e "Verso Betlemme", consegnando a uno stile ruvido e nudo la propria epoca e il proprio dolore. La sua scrittura corre sui nervi sfibrati di Elena McMahon - figlia, moglie e madre sull'orlo di un crollo-, giornalista del Washington Post che segue la campagna presidenziale tra pranzi di beneficenza e comitati di quartiere, primarie di partito e grigiori redazionali. Come tutte le donne di Joan Didion, Elena osserva il proprio tracollo. È insoddisfatta e in fuga perenne dal presente e dal passato: dall'orrore vacuo del quotidiano, dalla morte della madre, dalla distanza della figlia, dal padre alcolizzato, gambler di emozioni, capace di mandare in frantumi la vita monocroma della figlia con l'ultimo azzardo possibile. Con la cifra stilistica che è il segno distintivo dei suoi romanzi, Joan Didion imbastisce l'enigma della morte di Elena intorno a molti vuoti, di lacuna in lacuna, senza nessi logici. Un traffico d'armi, l'amore con un agente segreto, e poi il buio. Il quadro rifiuta di ricomporsi, il centro non tiene. La leggerezza di un attimo rivela il peso di una vita intera: cambiano i decenni, non le eroine. "Il suo ultimo desiderio" si muove sul crinale dell'ambiguità, una linea sfuggente che divide una vita e due Americhe, al tramonto della Guerra fredda. Gli Stati Uniti opulenti - che sfilano nei rispettabili interni borghesi, tra le piscine, sui campi da tennis inondati dal sole avvolgente del Pacifico - e gli avamposti imperialisti nel Centroamerica. Uno spazio diviso che grazie a Joan Didion diviene spazio spirituale, teatro delle vanità in cui si dibattono esistenze lacerate, in cui scolora il fantasma di una donna e l'Occidente rivela il proprio cuore di tenebra.
Joan Didion, Il suo ultimo desiderio, Il Saggiatore 2017

1917, campagna inglese. Sullo sfondo travagliato e perbenista dell'Inghilterra della Prima guerra mondiale, il ritratto di una donna inquieta e insofferente alle convenzioni. Un romanzo ricco di richiami woolfiani, che tratta con delicatezza temi quali l'emancipazione femminile, la maternità e l'identità sessuale. Una coppia della media borghesia trasferitasi nel Sussex per sfuggire ai bombardamenti, Anna e Edward Whig, decide di assumere una governante per il figlio di quasi tre anni. Quando Anna si reca alla stazione per accogliere la prescelta scopre che si tratta di un uomo. In breve tempo George, questo è il suo nome, saprà conquistarsi la fiducia e l'affetto del bambino, suscitando la gelosia di Edward...
Stéphanie Hochet, Un romanzo inglese, Voland 2017

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